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ALLATTAMENTI A RISCHIO: stop a cattive pratiche e poche conoscenze

neonato in braccio alla mamma non allattato

Allattamenti a rischio: perché succede?

Si dice che l’allattamento è un atto secondo natura o che è la norma biologica di nutrimento di un neonato, ma non possiamo non tenere in conto che l’allattamento si colloca, ai tempi nostri, in Italia, in un mondo che di naturale ha ben poco e nel quale la componente sociale è importante tanto quella biologica.

Se non teniamo conto delle condizioni di patologia nelle quali viviamo  e delle possibili interferenze culturali cui siamo immersi, non possiamo stupirci dei bassi tassi di allattamento nel nostro Paese.

Avere una patologia ormonale pregressa (diabete o disturbi tiroidei, ad es.), avere un parto operativo (quasi la metà dei parti lo è, ormai…), incorrere in ragadi, ingorghi o stati infettivi (frequenti) sono solo alcuni dei casi che già di per sé richiedono un intervento che esula dalla fisiologia.

Problematiche anatomiche o posturali del neonato (frequenti), attacco al seno inefficace e conseguente mancato trasferimento di latte e scarso accrescimento, sono problematiche altrettanto comuni e assolutamente non fisiologiche.

Ovviamente la prevenzione è il primo passo utile affinché l’allattamento si avvii davvero secondo natura e seguendo istinti biologici efficaci ed efficienti.

Ma sarebbe ingenuo pensare di garantire un allattamento solo quando madre, bambino, operatori, familiari e tessuto sociale, funzionino alla perfezione e completamente solo secondo fisiologia.

Quando un allattamento stenta: è ora di prendersi delle responsabilità.

Dobbiamo quindi garantire le migliori condizioni possibili, il miglior intervento possibile, la migliore prevenzione possibile, con tutti gli strumenti a nostra disposizione e nel pieno rispetto delle evidenze scientifiche, affinché davvero le diadi mamma-bimbi, siano messe nelle condizioni migliori per scegliere e portare avanti il loro allattamento, con soddisfazione ed efficacia.

E’ quindi doverosa responsabilità di tutti garantire queste condizioni.

Ed è professionalmente ed eticamente corretto iniziare a prendersi la responsabilità di un mancato allattamento, di fronte ad una donna che lo ha scelto e desiderato.

La responsabilità, a sua volta, va a braccetto con la conoscenza e la  competenza. 

Un sapere che si basa sulle più recenti evidenze scientifiche (EBM),  che si declina nei protocolli attuativi che ne derivano (ABM), ma anche sulla competenza fine di chi possiede  esperienza e lo sguardo multidisciplinare necessario a decifrare situazioni e attivare soluzioni.

Questo è il minimo dell’assistenza che dobbiamo garantire ad una diade che allatta.

Smettiamola con le "cattive pratiche" che mettono a rischio l'allattamento.

  • fino a quando il parto continuerà ad esplicitarsi in modo non fisiologico e non ci si prenderà cura degli effetti che ha anche sull’allattamento;
  • fino a quando continueranno ad esistere le nursery, la separazione dal bambino, l’allattamento ad orari, le integrazioni o i ciucci dati di default;
  • fino a quando ci sarà qualcuno che userà il rooming-in come scusa per lasciare che mamma e bimbo si arrangino da soli, limitando al minimo il personale in reparto;
  • fino a quando si continuerà a dare consigli discordanti e poco competenti durante la degenza in ospedale;
  • fino a quando, in caso di patologia, si continuerà a separare mamme e neonati, e a non proporre modi e strumenti alternativi per avviare la produzione di latte materno; 
  • fino a quando non si sarà in grado di osservare l’effettiva efficacia di una poppata e il relativo trasferimento di latte;
  • fino a quando non si sarà in grado di risolvere ragadi e il dolore in allattamento con tempestività ed efficacia;
  • fino a quando si continuerà a denigrare le donne scaricando su di loro colpe e responsabilità che non hanno; 
  • fino a quando non si sarà in grado di attivare efficaci programmi di recupero di un allattamento al seno esclusivo, nei casi di “allattamento misto”;
  • fino a quando non si sapranno fornire informazioni corrette riguardo ad allattamento e lavoro;
  • fino a quando verranno rifiutate cure e farmaci in allattamento, solo perché allattano;
  • fino a quando non si sapranno usare correttamente i dispositivi specifici per allattamento;
  • fino a quando si continuerà a dare assistenza senza unequipe specificatamente formata e si continuerà a rifiutare il riconoscimento del titolo e del ruolo dell’IBCLC come professionista dell’allattamento;


Fino a quando tutto questo continuerà ad esistere, tutti gli allattamenti saranno allattamenti a rischio.

È giunta l’ora che tutti i professionisti che ruotano attorno al mondo della nascita e dell’allattamento si adoperino affinché l’allattamento al seno sia davvero possibile.

(Photo by Sergiu Vălenaș on Unsplash)

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